La maggior parte delle persone pentite, quando racconta della propria scappatella afferma con naturalezza che
«È capitata.»
Eh no. Non è capitata. Non è accaduto senza che ci si accorgesse che stava per succedere.
Prima di arrivare ad appiccicare le tue labbra a quelle di una persona che con il tuo matrimonio non c’entra nulla, ci sono diversi passaggi.
I dubbi, la paura di commettere un errore dal quale sarà difficile tornare indietro, il tormento di desiderare quell’evasione dalla propria realtà, i sorrisi, darsi dei validissimi alibi, l’intimità degli sguardi che si incrociano, il parlare fitto, i messaggi, le bugie, la consapevolezza della sofferenza che arrecheremmo all’altro, la decisione di essere egoisti.
“Capitare”, che verbo bizzarro per descrivere un processo tanto complesso. Giorni in cui hai premeditato in un angolino della tua testa la voglia di evadere.
Giorni in cui hai guardato un altro e ci hai fatto un pensierino.
Giorni in cui hai lasciato che un’altra persona si avvicinasse a te con la chimera di un rapporto più semplice che ti regali gioia, anche usa e getta. Quel momento in cui hai realizzato di aver chiuso o essere stato chiuso fuori dalla tua relazione, dal tuo matrimonio. Quindi ti illudi di averne bisogno. Perché così non puoi andare avanti. La routine, i figli, le discussioni ti stanno lacerando. E allora hai deciso che potrebbe essere una buona idea, per te, per sopravvivere, quella di far entrare un’altra persona nel tuo menage matrimoniale.
E allora dopo aver tradito ed essertene pentito la via per non vivere una vita a metà dovrebbe essere avere il coraggio delle proprie azioni, rendere partecipe l’altro prendendosi il peso delle proprie responsabilità. Urlare, piangere, non capirsi, cercare il motivo della crisi, disperarsi, anche pensando di aver commesso lo sbaglio più grosso della nostra vita.
Se lo è stato, forse c’è ancora margine per un perdono.
La via più semplice, la menzogna, se si vuole salvare il proprio rapporto, non esiste. Ma non perché non si possa vivere con l’ombra di un tradimento mai dichiarato. Perché il rapporto che decidiamo di vivere è una questione che, paradossalmente, esula dall’altro e ha molto più a che fare con noi stessi.
Andando a scoprire le carte, decidiamo di smettere di prenderci in giro accettando di andare a vedere se smettendo di accontentarci di un rapporto che ci porta altrove saremmo più felici oppure, ritrovando la consapevolezza di voler lottare per esso.
Così come per il tradimento, dipende solo da noi la scelta di quale vita vogliamo vivere con l’altra persona.
La via di fuga, se vogliamo scrollarci di dosso la frustrazione ed essere liberi, non esiste.
Esiste invece un percorso doloroso, lento e pieno di incomprensione che potrebbe però sorprenderci.
Minimizzare con un “è successo” serve solo a rimandare la sofferenza.
Perché un tradimento non capita, si decide.